L'edizione 2009 dei Notturni d'Arte ripercorre alcuni aspetti fondamentali del labirintico intrecciarsi di culture, civiltà e modi di vita che fanno di Venezia un complesso mosaico ricco di intense suggestioni che si colgono tanto da vicino, osservando ogni singola sua tessera, quanto da lontano, quando i tasselli divengono un tutto unico e meraviglioso. Un crocevia di popoli, di culture e di fedi religiose ha partecipato all'arricchimento del patrimonio artistico veneziano e ha fatto di Venezia una città ricolma di molteplici e differenti testimonianze, tuttora presenti nelle sue opere d'arte e nelle sue tradizioni. L'esigenza di affermare la propria identità culturale, i propri costumi e abitudini domestiche indusse le numerose comunità straniere emigrate in città a edificare luoghi in cui svolgere la loro vita sociale e celebrare i loro culti. Alle comunità ottomana e a quella ebraica sono dedicati i primi due incontri che pongono al centro delle tematiche proposte, offerte in forma narrativa e intervallate dall'ascolto di brani musicali, aspetti meno conosciuti, legati alla vita quotidiana, ai rapporti con la popolazione locale, in un contesto di condivise regole di ospitalità e accoglienza che permisero a turchi ed ebrei di vivere sicuri in città. Si passerà quindi a seguire le tracce visive e tangibili dell'apertura di Venezia anche nei confronti di culture più vicine, ma pur sempre straniere, attraverso le testimonianze della feconda presenza di celebri artisti fiorentini a fine Quattrocento nella Chiesa di San Giobbe, e dell'influenza della cultura romana, diffusa in città da influenti rappresentanti della nobiltà veneziana e magnificamente rappresentata da palazzo Grimani a Santa Maria Formosa, centro anche in epoca barocca di un'intensa vita culturale, dove un ruolo preminente giocò il teatro musicale di Claudio Monteverdi. Concluderà la rassegna il racconto di come Venezia, dopo la caduta della Repubblica e già da lungo tempo in decadenza, risorga nell'Ottocento a nuovo teatro di incontro tra artisti, letterati e musicisti che trovano in laguna un fecondo luogo di reciproche riflessioni e suggestioni.
Museo di Palazzo Grimani
giovedì 25 giugno, ore 21.00 Parlar cantando. Claudio Monteverdi e il teatro musicale a Venezia. Brani da L'incoronazione di Poppea e Il ritorno di Ulisse Francesca Provvisionato mezzosoprano e Paola Erdas clavicembalo patria di Claudio Monteverdi. Introduzione Annalisa Bristot e Paolo Da Col Il palazzo Grimani di Santa Maria Formosa fu per secoli centro di una vita culturale vivacissima, promossa da mecenati colti e raffinati. Cantiere sperimentale durante il XVI secolo di modi costruttivi all'antica e di stili decorativi del manierismo centroitaliano, scrigno di una preziosa collezione di antichità classiche e di rari dipinti fiamminghi, la dimora divenne punto di riferimento di pittori, scultori, intellettuali e spiriti moderni. Per tutto il Seicento, grazie soprattutto all'impegno di Giovanni Grimani, detto Spago, e di suo fratello Antonio, imprenditori teatrali, il palazzo mantenne la sua vocazione di luogo privilegiato di incontri, di attività artistiche, di feste e spettacoli, dove la musica ebbe certamente un ruolo di primaria importanza. Fu proprio nell'ambiente del teatro che avvenne l'incontro tra i Grimani e Claudio Monteverdi, il grande compositore lombardo, giunto nel 1613 dalla corte di Mantova a Venezia per reggere la cappella musicale di San Marco. Capitale dell'editoria musicale, città di teatri e crocevia di percorsi artistici, Venezia fu per il musicista luogo ricco di stimoli e di nuove occasioni di committenza. Diviso tra l'oneroso esercizio dell'incarico in basilica, ove emersero le doti di sapiente contrappuntista, e il terreno stimolante della produzione madrigalistica e teatrale, riuscì a tradurre in musica un mondo poetico, quello degli "affetti", nel quale l'orazione veniva ad essere "padrona dell'armonia e non serva". Monteverdi produsse drammi per le principali sedi destinate in città al teatro musicale. L'Arianna (1640, in gran parte perduta), che tenne a battesimo la conversione all'opera in musica del teatro di San Moisè; Il ritorno di Ulisse in patria, che nella stessa stagione di Carnevale andò in scena nel teatro San Cassiano; le Nozze di Enea con Lavinia (1641, perduta) e L'Incoronazione di Poppea (1642), entrambe per il "Teatro dell'illustre Signor Giovanni Grimani" dei Santi Giovanni e Paolo.