SALA BELRIGUARDO ORE 14-16
La Soprintendenza speciale per il Patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico e per il Polo museale della città di Venezia e dei comuni della Gronda lagunare organizza l’incontro tecnico.
Introduzione di Giovanna Damiani
Il restauro del monumento ad Antonio Canova dell’Accademia di Venezia
Serena Bidorini, Matteo Ceriana
Il monumento ad Antonio Canova, eseguito nel1824 e collocato nel tablino riservato alla Direzione dell’Accademia di Belle Arti di Venezia, è costituito da un raffinato allestimento marmoreo con elementi classici, una lapide recante l’iscrizionee lo scalpello ed una mensola su cui poggia l’urna che conteneva una teca con la mano destra dello scultore. In seguito al trasferimento della scuola dalla sua sede originaria e con l’avvio dei lavori di restauro delle Grandi Gallerie dell’Accademia, nel 2009 si è dato inizio al complesso intervento conservativo del monumento che doveva essere smontato dal tablino. L’apparato lapideo era in buono stato di conservazione mentre non si poteva dire altrettanto degli elementi metallici (lettere, scalpello) e soprattutto dell’urna, costituita dall’adattamento di un antico vaso ollare in porfido con una preziosa montatura in bronzo dorato.
Oltre a consistenti fenomeni di alterazione e di corrosione, il manufatto aveva subito danni strutturali e molti rimaneggiamenti nelle parti meccaniche che hanno comportato rotture, grossolane riparazioni e la modifica del sistema originale di chiusura a protezione della teca e del pomo del coperchio. L’intervento di restauro ha reso possibile il ripristino delle complesse combinate meccaniche di chiusura attraverso lo studio approfondito del sistema costruttivo, il consolidamento e la messa in sicurezza delle parti asportabili con un sistema non invasivo. Lo smontaggio totale degli elementi dell’urna ha consentito inoltre, durante la pulitura, il ritrovamento di un’incisione nascosta recante la firma dell’autore e la data di esecuzione.
Il restauro di sei metope di Antonio Canova delle Gallerie dell’Accademia di Venezia
Matteo Ceriana, Maria Chiara Maida, Davide Angellotto
Le collezioni originarie delle Gallerie dell’Accademia di Venezia comprendevano due nuclei principali, una galleria di dipinti e un’importante raccolta di sculture, specialmente di calchi dai capolavori antichi (collezioni Franchetti, raccolta canoviana).
Nelle varie ristrutturazioni del museo le sculture furono dirottate a fini didattici nelle aule scolastiche dell’Accademia di Belle Arti ed in quelle del Liceo Artistico. Negli ultimi anni, e soprattutto da quando l’Accademia di Belle Arti è stata trasferita per l’ampliamento del museo, la parte più preziosa dei gessi donati all’istituzione dall’artista stesso è stata recuperata alle collezioni del museo e restaurata per essere ripresentata, dopo quasi un secolo, al pubblico con l’imminente apertura delle Grandi Gallerie.
Le metope si presentavano in un cattivo stato di conservazione: i candidi bassorilievi in gesso erano completamente anneriti da uno spesso strato di polvere che si era depositata e stratificata tenacemente nel tempo. In alcuni punti assumevano una tonalità giallastra dovuta a vecchi trattamenti di restauro, in altri casi vi erano macchie di ruggine. Alcune lastre presentavano anche problemi strutturali, fessure passanti fronte-retro, sollevamenti, distacchi nel retro che mettevano in luce l’armatura spesso arrugginita, molte fratture e frammenti staccati. Spesso sulla base delle metope si poteva identificare una zona maggiormente disgregata dovuta a presenza di sali.
Il restauro conservativo della parte strutturale e quello di restituzione estetica delle metope, assai complesso per la fragilità intrinseca del materiale e per l’irreversibilità di alcuni di questi danni, ha permesso di recuperare una serie di straordinari modelli originali di Canova, una delle ultime opere cui ha lavorato e che costituiscono il suo testamento artistico quanto all’arte sacra.
Imaging IR in radiazione riflessa e trasmessa: applicazione nello studio di alcuni dipinti e stesure campione su tela
Ornella Salvadori, Martina Franzò, Claudia Daffara
Sulla base dei risultati ottenuti con le indagini diagnostiche propedeutiche al restauro su alcuni dipinti veneziani sono stati allestiti in laboratorio dei modelli pittorici su tela che riproponevano, pur semplificate, alcune caratteristiche (materiali costitutivi e spessori) e sequenze stratigrafiche rilevate sui dipinti. I modelli pittorici sono stati studiati con indagini stratigrafiche e tecniche di imaging IR in radiazione riflessa e trasmessa; è stato così possibile correlare le caratteristiche materiche e stratigrafiche con le diverse risposte ottenute in riflettografia IR e in transirradiazione.
La Capsella di Samagher: primi risultati delle nuove ricerche
Michela Sediari, Maurizio Seracini, Bettina Schindler-Pratesi
La Capsella di Samagher, reliquario eburneo della metà del V sec. d.C., importantissimo documento per la storia dell’arte paleocristiana, per la storia della Chiesa e per la storia dell’Impero romano è il risultato di una completa ricomposizione avvenuta agli inizi del 1900.
La recente campagna d’indagini è stata finalizzata a una verifica della suddetta ricomposizione in modo da individuare gli interventi subiti, nonché caratterizzare chimicamente i materiali usati per integrare le parti mancanti della Capsella e gli eventuali protettivi stesi sulle superfici esterne.
Inoltre, un ulteriore obiettivo delle indagini scientifiche è stato quello di poter giungere a un riconoscimento e una valutazione oggettiva delle lesioni a carico del recto e del verso delle parti originali in avorio della Capsella.